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Il meccanismo mediante il quale i vaccini a mRNA contro la COVID-19 provocano miocardite
[article in Italian]
In un’audizione al Senato Australiano tenutasi il 03 agosto 2023, un gruppo di senatori hanno rivolto diverse domande a due rappresentanti di Pfizer riguardo al vaccino a mRNA contro la COVID-19. In particolare, il senatore Gerard Rennick, del Partito Liberale d’Australia, ha ripetutamente posto domande come: “Può spiegare il processo in base al quale il vaccino provoca miocardite e pericardite?”, “Voglio che lei mi spieghi perché [il vaccino] provoca miocardite?”, “Lei sa perché [il vaccino] provoca miocardite?”
Tuttavia, nonostante le sue domande siano state inequivocabili e ripetute con insistenza, non ha mai ricevuto una risposta precisa, ma solo risposte fumose e svianti.
Il video con i sottotitoli in italiano può essere visto al seguente link:
https://twitter.com/babetta123/status/1687539869071900674?t=WQjjz0OfLD7NoWmnZPisvg&s=19
Dopo aver chiesto: “Conosce il meccanismo per cui il vaccino provoca la miocardite? O non lo conosce?”, ha correttamente commentato: “mi da l’idea che lei non lo conosca. E se non lo conosce, allora perché dice che il vaccino è sicuro senza qualificare i rischi?”
Una spiegazione molto plausibile di tale meccanismo è stato descritta per la prima volta nella letteratura scientifica internazionale nella mia lettera all’editore della rivista Scandinavian Journal of Immunology, inviata il 21 gennaio 2022 e pubblicata il 17 marzo dello stesso anno [1].
Nel dicembre del 2020, quando i primi vaccini genetici contro la COVID-19 ottennero l’autorizzazione per uso d’emergenza, una delle mie più grandi perplessità scaturiva (e lo fa tutt’ora) dal fatto che secondo principi fondamentali dell’immunologia, come il Processo di Presentazione dell’Antigene, qualunque cellula sintetizzi una proteina estranea viene percepita come una minaccia dal sistema immunitario e viene eliminata. Questo è un meccanismo di difesa che permette al sistema immunitario di riconoscere quando una cellula sta esprimendo un gene virale (come avviene durante un’infezione virale), un gene che ha subito una mutazione (come spesso avviene nelle cellule tumorali), o in generale sta sintetizzando una proteina estranea al nostro organismo [2]. Di conseguenza, il meccanismo d’immunizzazione dei vaccini genetici contro la COVID-19 (sia quelli a mRNA, sia quelli a vettore virale), si basa intrinsecamente sulla strategia di creare “cellule kamikaze” le quali si sacrificano per produrre la proteina virale spike, la quale viene riconosciuta come proteina estranea, causando l’avvio del processo immunitario che porta alla produzione degli anticorpi contro di essa [3,4]. Avevo già espresso la mia preoccupazione sulla questione già dal 16 novembre 2021, in un’analisi di studi scientifici pubblicata sull’Indipendente (Figura 1) [5].
Figura 1: screenshot della pagina www.lindipendente.online/2021/11/16/vaccini-anti-covid-sui-bambini-cosa-dice-unonesta-analisi-degli-studi-scientifici/.
Tuttavia, quello che durante la promozione sfrenata della campagna vaccinale non è mai stato precisato, è che tutte le cellule che producono la proteina virale vaccinale sono inevitabilmente destinate a morire. Di conseguenza, diventa fondamentale effettuare studi di biodistribuzione, per determinare in quali tessuti il materiale genetico dei vaccini si accumula e quindi quali tessuti sono a rischio di subire una reazione infiammatoria autoimmune.
In linea teorica, in seguito all’iniezione effettuata a livello del muscolo deltoide, il materiale genetico vaccinale dovrebbe essere internalizzato dai miociti della fibra muscolare, e raggiungere al massimo i linfonodi ascellari che drenano quel distretto anatomico. Tuttavia, uno studio di biodistribuzione effettuato da Pfizer su ratti (studio n° 185350), il quale è stato consegnato alle agenzie regolatorie dei farmaci di vari paesi (il primo a renderlo pubblico è stato il Giappone), ha dimostrato che le particelle nanolipidiche contenenti l’mRNA vaccinale si distribuiscono in quantità rilevanti anche oltre il sito d’iniezione, in tessuti come il fegato, le ghiandole surrenali, la milza, le ovaie e altri. Nonostante queste evidenze sperimentali, le agenzie regolatorie dei farmaci hanno dato l’autorizzazione per uso d’emergenza ai vaccini genetici contro la COVID-19, senza approfondire la questione fondamentale della loro distribuzione nel corpo umano. Queste perplessità mi spinsero a pubblicare l’articolo sullo Scandinavian Journal of Immunology, con la speranza di allarmare la comunità scientifica sulla problematica dell’inevitabile risposta autoinfiammatoria e sulla necessità di effettuare prove di biodistribuzione più approfondite.
Infatti, ho concluso la mia lettera scrivendo: “In conclusione, è essenziale sottolineare che ogni cellula umana che assorbe le particelle nanolipdiche e traduce la proteina virale (nel caso dei vaccini a mRNA), o che viene infettata dall'adenovirus ed esprime e traduce la proteina virale (nel caso dei vaccini adenovirali), viene inevitabilmente riconosciuta come una minaccia dal sistema immunitario e uccisa. Non ci sono eccezioni a questo meccanismo. La gravità del danno risultante e le conseguenze per la salute dipendono dalla quantità delle cellule coinvolte, dal tipo di tessuto e dall’entità della successiva reazione autoimmune. Ad esempio, se l'mRNA contenuto nelle particelle nanolipidiche venisse internalizzato dai miociti cardiaci, e tali cellule producessero la proteina spike, l'infiammazione risultante probabilmente porterebbe alla necrosi del miocardio, con un'estensione proporzionale al numero di cellule coinvolte. Pertanto, è fondamentale effettuare valutazioni farmacocinetiche negli esseri umani, al fine di determinare l'esatta biodistribuzione dei vaccini contro la COVID-19 e identificare così i possibili tessuti a rischio.”
L’articolo scientifico ha avuto un grande impatto nella comunità scientifica, ottenendo l’interesse di chi nutriva dubbi sulla sicurezza dei vaccini genetici e forti critiche da parte di tutti coloro che sostenevano ciecamente la narrativa ufficiale e che non volevano che alcuna opinione, per quanto scientificamente solida, minacciasse l’affluenza ai centri vaccinali.
Il medico americano Peter A. McCullough, uno dei cardiologi più rinomati e citati della storia, ha subito intuito l’importanza della pubblicazione
https://twitter.com/P_McCulloughMD/status/1506340176695599104?s=20
e mi ha invitato a parlare nel suo podcast. Durante quell’intervista espressi anche la mia preoccupazione sulle morti improvvise degli atleti, ipotizzando che un apparato circolatorio nel quale in cuore pompa il sangue con maggior frequenza, poteva determinare una maggior diffusione delle nanoparticelle lipidiche oltre il sito d’iniezione e il loro assorbimento da parte del tessuto cardiaco [6].
Alcune delle critiche riduzionistiche che hanno ricevuto le mie osservazioni, si sono basate sul fatto che anche per i vaccini “tradizionali” solitamente non vengono fatti studi di farmacocinetica, farmacodinamica e genotossicità, e che anch’essi determinano la morte di una certa quantità di cellule umane durante il loro meccanismo d’immunizzazione. Nonostante sia vero che anche i vaccini a base di virus uccisi o attenuati comportano la morte di cellule umane, ci sono alcune differenze fondamentali:
I vaccini a base di virus uccisi, coinvolgono principalmente le cellule presentanti l’antigene (APCs), le quali sono cellule specializzate nel presentare gli antigeni fagocitati al sistema immunitario, come le cellule dendritiche, le cellule B e i macrofagi.
I vaccini a base di virus attenuati, hanno un’infettività limitata e non sono capaci di coinvolgere un grande numero di cellule umane.
La natura chimico-fisica delle particelle nanolipidiche contenenti l’mRNA vaccinale ne facilita l’assorbimento da parte delle membrane (sono state progettate appositamente per quello) e questo determina una distribuzione più ampia all’interno dei tessuti corporei.
Di conseguenza, il meccanismo d’immunizzazione dei vaccini “tradizionali” comporta principalmente la morte di cellule in un certo senso “sacrificabili”, come le APCs (dato che svolgono questo ruolo specifico all’interno dell’organismo e che sono sottoposte a un continuo turnover), oppure di cellule in un’area ragionevolmente circoscritta al sito d’iniezione. Ma cosa succede se ad internalizzare il materiale genetico vaccinale e a produrre la proteina spike sono cellule appartenenti a un tessuto essenziale per le funzioni vitali, e nel quale il rinnovamento cellulare è lentissimo o quasi nullo, come il miocardio, o il tessuto neurale?
Come giustamente puntualizzato dal Prof. Cosentino, i vaccini genetici a mRNA sono assimilabili a profarmaci [7]. Di conseguenza, la scelta di categorizzarli nella classe dei vaccini, che gli ha permesso di evitare i test di farmacocinetica, farmacodinamica e genotossicità è stata a mio parere fortemente azzardata, se non sciagurata.
Purtroppo, diversi mesi dopo l’inizio della campagna vaccinale, quando ormai miliardi di persone si erano vaccinate, tra le quali anche persone a bassissimo rischio di morire o subire gravi danni dalla COVID-19 (come bambini e individui guariti dall’infezione naturale), oppure soggetti estremamente sensibili (come le donne in stato di gravidanza), sono stati pubblicati i primi studi di istopatologia, i quali hanno confermato il meccanismo ipotizzato nella mia lettera all’editore dello Scandinavian Journal of Immunology. Infatti, solide evidenze istopatologiche provenienti da studi di immunoistochimica realizzati su biopsie e autopsie di pazienti che hanno sviluppato gravi reazioni avverse post-vaccinazione, hanno dimostrato che la proteina spike vaccinale è stata sintetizzata in tessuti terminalmente differenziati [8–10]. Il Dr. Baumeier e coautori hanno rilevato la proteina spike vaccinale nei cardiomiociti di 9 su 15 pazienti con sospetto clinico di miocardite (i quali erano risultati negativi al SARS-CoV-2), dimostrando che la proteina virale è stata sintetizzata nel tessuto cardiaco e suggerendo una risposta autoimmune dovuta alla vaccinazione [8]. Il Dr. Schwab e coautori hanno descritto i risultati istopatologici delle autopsie eseguite su 25 persone decedute inaspettatamente entro 20 giorni dalla vaccinazione (nessuna delle persone decedute aveva avuto un'infezione da SARS-CoV-2 prima della vaccinazione) [9]. Entrambi gli studi sopracitati concludono che l'infiammazione del miocardio indotta dal vaccino sia stata mediata da infiltrazione di linfociti-T, prevalentemente cellule CD4+, che sono i principali responsabili della miocardite autoimmune. Il Dr. Mörz, con un elegante metodo immunoistochimico, ha rilevato la sintesi della proteina spike vaccinale nel cervello e nel cuore (Figura 2) di un paziente che ha sviluppato un'encefalite necrotizzante multifocale, dopo la vaccinazione con il prodotto di Pfizer/BioNTech [10].
Figura 2: immagine istopatologica che mostra la proteina spike derivata dal vaccino (granuli marroni) sintetizzata dalle cellule endoteliali cardiache di un canale capillare nel ventricolo sinistro del cuore (immagine tratta e modificata da Mörz, Vaccines 2022, 10, 1651).
Una bambina giapponese di 14 anni è morta due giorni dopo aver ricevuto la terza dose del vaccino di Pfizer/BioNTech e poiché non è stata rilevata nessuna precedente infezione, allergia o effetto tossico dovuto ad altre sostanze, come causa di morte è stata dichiarata: “infiammazione multi-organo post-vaccinazione” [11]. I dati istopatologici hanno chiaramente mostrato infiltrazione linfocitaria e macrofagica nei polmoni, nel pericardio, nel miocardio, nel fegato, nei reni, nello stomaco, nel duodeno, nella vescica e nel diaframma della sfortunata bambina! In questo studio non è stato utilizzato nessun anticorpo specifico anti-spike; tuttavia, l'infiltrazione linfocitaria mostra un pattern simile a quello osservato negli studi sopracitati e nei dati istopatologici presentati dal Prof. Arne Burkhardt durante il 2° Simposio Medico sul tema “Risultati attuali sulle Reazioni Avverse alla Vaccinazione”, tenutosi il 18 settembre 2022 [12]. Inoltre, il Dr. Yamamoto e coautori hanno rilevato la sintesi della proteina spike vaccinale anche in cheratinociti e nelle cellule endoteliali del derma [13]. Tutti gli studi sopracitati, sono una chiara e inconfutabile prova del fatto che la proteina spike vaccinale può essere sintetizzata in distretti dell’organismo lontani dal sito di iniezione e che questo causa un’infiammazione del tessuto di natura autoimmune caratterizzata da infiltrazione linfocitaria.
Recentemente, abbiamo composto un gruppo internazionale e multidisciplinare composto da dieci ricercatori e medici specialisti, tra cui gli italiani Dr. Alberto Donzelli e il Prof. Paolo Bellavite, per valutare i danni dovuti alla proteina spike sintetizzata oltre il sito d’iniezione, chiedendo che vengano effettuati accurati studi di biodistribuzione e attente valutazioni del rapporto rischio-beneficio della vaccinazione contro la COVID-19. Lo studio ha superato la revisione paritaria ed è stato pubblicato sulla rivista Autoimmunity [14].
Alcuni scienziati, difensori ardenti della narrativa ufficiale e crociati delle vaccinazioni perpetue a tappeto, sostengono che danni come la miocardite e la pericardite, sono molto più frequenti in caso d’infezione naturale e che i dati istopatologici sopracitati, provengono da un numero molto basso di pazienti e che quindi, questi effetti avversi sono estremamente rari. Tuttavia, in risposta a queste critiche riduzionistiche, bisogna considerare che: i) lo studio del Dr. Tuvali e coautori fatto su un campione sostanzioso di 196,992 pazienti non vaccinati, ha concluso che la COVID-19 non è associabile in modo statisticamente rilevante né alla miocardite, né alla pericardite [15]; e ii) che come sottolineato nell’articolo del Dr. Salerno e coautori, la decisione di non effettuare autopsie, applicata da molti paesi durante la pandemia, ha notevolmente ridotto la quantità di informazioni disponili [16].
In uno studio prospettico di sorveglianza attiva, la Dr. Buergin e coautori hanno valutato i danni a livello cardiaco associati alla vaccinazione, monitorando 777 dipendenti ospedalieri i quali si sarebbero dovuti sottoporre alla vaccinazione di richiamo con il prodotto di Moderna [17]. Lo studio, che ha monitorato marcatori di stress cardiaco (come i livelli di troponina misurati prima e dopo la vaccinazione), ha rilevato che uno su 35 vaccinati (il 2.8%) ha subito danni al miocardio associati al vaccino. Questo dato è molto vicino allo studio prospettico di coorte effettuato dalla Dr. Mansanguan e coautori, condotto su 301 adolescenti tra i 13 e i 18 anni che avevano ricevuto due dosi del vaccino di Pfizer/BioNTech, che ha rilevato che il 29.24% dei partecipanti ha avuto complicazioni cardiovascolari e il 2.33% ha sofferto di miopericardite [18]. La retorica, di fronte ai risultati di questi studi, si difende dicendo che le miocarditi sono “lievi e transitorie”. Ma si può davvero parlare di miocardite lieve? Purtroppo gli studi di follow-up a lungo termine condotti da McCarthy [19], Grün [20], Ghanizada [21], Te e coautori [22], mostrano dati molto preoccupanti riguardo alla prognosi a lungo termine della miocardite. Inoltre, si può sfortunatamente concludere che la miocardite subacuta potrebbe avere una prognosi peggiore rispetto alla miocardite fulminante, poiché potrebbe passare inosservata e non ricevere un trattamento adeguato.
In conclusione, considerando che gli studi prospettici mostrano i risultati sopracitati e considerando che il tasso di mortalità per infezione è stato determinato essere: 0.0003% nella fascia 0-19 anni, 0.002% nella fascia 20-29 anni, 0.011% nella fascia 30-39 anni, 0.035% nella fascia 40-49 anni, 0.123% nella fascia 50-59 anni e 0.506% nella fascia 60-69 anni [23], con quale logica il piatto della bilancia penderebbe dalla parte dei benefici, nel rapporto rischio-beneficio della vaccinazione, ad esempio per un bambino nella fascia 0-19 anni?! Dal momento che la pratica medica, si basa sul principio ippocratico “ὠφελέειν ἢ μὴ βλάπτειν” (apporta beneficio, o non nuocere), secondo quale logica un’autorità sanitaria dovrebbe consigliare la vaccinazione contro la COVID-19 a un bambino sano, quando il rischio di morte da infezione è dello 0.0003% e quando il rischio di sviluppare una miocardite che potrebbe rivelarsi fatale dopo la vaccinazione è di 2.33%?! Si parla di fattori di rischio che differiscono per diversi ordini di grandezza! Se esiste una logica scientificamente solida, gradirei che qualcuno me la spiegasse con un confronto scientifico, perché sinceramente non ci arrivo.
A questo punto c’è davvero da domandarsi sul perché un apparato di migliaia di persone a livello mondiale, composto da virostar, showmen, giornalisti, opinionisti, influencers, e chi più ne ha più ne metta, continuano a sostenere e propagandare la narrativa ufficiale, ignorando ostinatamente i dati spaventosi provenienti dagli studi scientifici.
Elenco citazioni
[1] P. Polykretis, Role of the antigen presentation process in the immunization mechanism of the genetic vaccines against COVID-19 and the need for biodistribution evaluations, Scandinavian Journal of Immunology. 96 (2022) e13160. https://doi.org/10.1111/sji.13160.
[2] F. Kotsias, I. Cebrian, A. Alloatti, Antigen processing and presentation, Int Rev Cell Mol Biol. 348 (2019) 69–121. https://doi.org/10.1016/bs.ircmb.2019.07.005.
[3] M.T. Mascellino, F. Di Timoteo, M. De Angelis, A. Oliva, Overview of the Main Anti-SARS-CoV-2 Vaccines: Mechanism of Action, Efficacy and Safety, Infect Drug Resist. 14 (2021) 3459–3476. https://doi.org/10.2147/IDR.S315727.
[4] A. Cagigi, K. Loré, Immune Responses Induced by mRNA Vaccination in Mice, Monkeys and Humans, Vaccines (Basel). 9 (2021) 61. https://doi.org/10.3390/vaccines9010061.
[5] Vaccini anti-Covid in bambini e adolescenti: la doverosa analisi dei benefici, paragonati ai rischi, L’INDIPENDENTE. (2021). https://www.lindipendente.online/2021/11/16/vaccini-anti-covid-sui-bambini-cosa-dice-unonesta-analisi-degli-studi-scientifici/ (accessed September 15, 2023).
[6] D.P. McCullough, Attack from within After COVID-19 Vaccination, America Out Loud News. (2022). https://www.americaoutloud.news/attack-from-within-after-covid-19-vaccination/ (accessed August 24, 2023).
[7] M. Cosentino, F. Marino, Understanding the Pharmacology of COVID-19 mRNA Vaccines: Playing Dice with the Spike?, International Journal of Molecular Sciences. 23 (2022) 10881. https://doi.org/10.3390/ijms231810881.
[8] C. Baumeier, G. Aleshcheva, D. Harms, U. Gross, C. Hamm, B. Assmus, R. Westenfeld, M. Kelm, S. Rammos, P. Wenzel, T. Münzel, A. Elsässer, M. Gailani, C. Perings, A. Bourakkadi, M. Flesch, T. Kempf, J. Bauersachs, F. Escher, H.-P. Schultheiss, Intramyocardial Inflammation after COVID-19 Vaccination: An Endomyocardial Biopsy-Proven Case Series, International Journal of Molecular Sciences. 23 (2022) 6940. https://doi.org/10.3390/ijms23136940.
[9] C. Schwab, L.M. Domke, L. Hartmann, A. Stenzinger, T. Longerich, P. Schirmacher, Autopsy-based histopathological characterization of myocarditis after anti-SARS-CoV-2-vaccination, Clin Res Cardiol. (2022). https://doi.org/10.1007/s00392-022-02129-5.
[10] M. Mörz, A Case Report: Multifocal Necrotizing Encephalitis and Myocarditis after BNT162b2 mRNA Vaccination against COVID-19, Vaccines. 10 (2022) 1651. https://doi.org/10.3390/vaccines10101651.
[11] H. Nushida, A. Ito, H. Kurata, H. Umemoto, I. Tokunaga, H. Iseki, A. Nishimura, A case of fatal multi-organ inflammation following COVID-19 vaccination, Legal Medicine. 63 (2023) 102244. https://doi.org/10.1016/j.legalmed.2023.102244.
[12] Prof. Arne Burkhardt. “Current Findings on Vaccination Adverse Reactions.” 2nd Medical Symposium. Sept 18th, 2022: https://www.bitchute.com/video/vGstfdSOt3rO/.
[13] M. Yamamoto, M. Kase, H. Sano, R. Kamijima, S. Sano, Persistent varicella zoster virus infection following mRNA COVID-19 vaccination was associated with the presence of encoded spike protein in the lesion, Journal of Cutaneous Immunology and Allergy. n/a (n.d.). https://doi.org/10.1002/cia2.12278.
[14] P. Polykretis, A. Donzelli, J.C. Lindsay, D. Wiseman, A.M. Kyriakopoulos, M. Mörz, P. Bellavite, M. Fukushima, S. Seneff, P.A. McCullough, Autoimmune inflammatory reactions triggered by the COVID-19 genetic vaccines in terminally differentiated tissues, Autoimmunity. 56 (2023) 2259123. https://doi.org/10.1080/08916934.2023.2259123.
[15] O. Tuvali, S. Tshori, E. Derazne, R.R. Hannuna, A. Afek, D. Haberman, G. Sella, J. George, The Incidence of Myocarditis and Pericarditis in Post COVID-19 Unvaccinated Patients-A Large Population-Based Study, J Clin Med. 11 (2022) 2219. https://doi.org/10.3390/jcm11082219.
[16] M. Salerno, F. Sessa, A. Piscopo, A. Montana, M. Torrisi, F. Patanè, P. Murabito, G.L. Volti, C. Pomara, No Autopsies on COVID-19 Deaths: A Missed Opportunity and the Lockdown of Science, J Clin Med. 9 (2020) 1472. https://doi.org/10.3390/jcm9051472.
[17] N. Buergin, P. Lopez-Ayala, J.R. Hirsiger, P. Mueller, D. Median, N. Glarner, K. Rumora, T. Herrmann, L. Koechlin, P. Haaf, K. Rentsch, M. Battegay, F. Banderet, C.T. Berger, C. Mueller, Sex-specific differences in myocardial injury incidence after COVID-19 mRNA-1273 Booster Vaccination, European Journal of Heart Failure. n/a (n.d.). https://doi.org/10.1002/ejhf.2978.
[18] S. Mansanguan, P. Charunwatthana, W. Piyaphanee, W. Dechkhajorn, A. Poolcharoen, C. Mansanguan, Cardiovascular Manifestation of the BNT162b2 mRNA COVID-19 Vaccine in Adolescents, Tropical Medicine and Infectious Disease. 7 (2022) 196. https://doi.org/10.3390/tropicalmed7080196.
[19] R.E. McCarthy, J.P. Boehmer, R.H. Hruban, G.M. Hutchins, E.K. Kasper, J.M. Hare, K.L. Baughman, Long-term outcome of fulminant myocarditis as compared with acute (nonfulminant) myocarditis, N Engl J Med. 342 (2000) 690–695. https://doi.org/10.1056/NEJM200003093421003.
[20] S. Grün, J. Schumm, S. Greulich, A. Wagner, S. Schneider, O. Bruder, E.-M. Kispert, S. Hill, P. Ong, K. Klingel, R. Kandolf, U. Sechtem, H. Mahrholdt, Long-term follow-up of biopsy-proven viral myocarditis: predictors of mortality and incomplete recovery, J Am Coll Cardiol. 59 (2012) 1604–1615. https://doi.org/10.1016/j.jacc.2012.01.007.
[21] M. Ghanizada, S.L. Kristensen, H. Bundgaard, K. Rossing, F. Sigvardt, C. Madelaire, G.H. Gislason, M. Schou, M.L. Hansen, F. Gustafsson, Long-term prognosis following hospitalization for acute myocarditis - a matched nationwide cohort study, Scand Cardiovasc J. 55 (2021) 264–269. https://doi.org/10.1080/14017431.2021.1900596.
[22] A.L.D. Te, T.-C. Wu, Y.-J. Lin, Y.-Y. Chen, F.-P. Chung, S.-L. Chang, L.-W. Lo, Y.-F. Hu, T.-C. Tuan, T.-F. Chao, J.-N. Liao, K.-L. Chien, C.-Y. Lin, Y.-T. Chang, S.-A. Chen, Increased risk of ventricular tachycardia and cardiovascular death in patients with myocarditis during the long-term follow-up: A national representative cohort from the National Health Insurance Research Database, Medicine (Baltimore). 96 (2017) e6633. https://doi.org/10.1097/MD.0000000000006633.
[23] A.M. Pezzullo, C. Axfors, D.G. Contopoulos-Ioannidis, A. Apostolatos, J.P.A. Ioannidis, Age-stratified infection fatality rate of COVID-19 in the non-elderly population, Environmental Research. 216 (2023) 114655. https://doi.org/10.1016/j.envres.2022.114655.